A proposito di (moda) femminile, sentite cosa scriveva Adolf Loos, noto architetto vissuto a Vienna, era la fine dell’Ottocento:
“La natura nobile che è nella donna la spinge a desiderare una cosa soltanto: affermarsi accanto all’uomo forte e grande. Questo oggi è possibile soltanto se la donna conquista l’amore dell’uomo. Ma noi andiamo incontro a un’epoca nuova, migliore. Non sarà più il richiamo alla sensualità, ma l’indipendenza economica della donna che determinerà la parità con l’uomo. Il valore di una donna non dipenderà più dalle trasformazioni della sensualità. Assisteremo perciò alla definitiva sconfitta dei velluti e delle sete, dei fiori e dei nastri, delle piume e dei colori. Scompariranno.” (21 agosto 1898 – Moda Femminile – tratto da “Parole nel vuoto”di Adolf Loos)
1898… 2019
Queste righe mi sono sembrate profetiche. I velluti e le sete, purtroppo, non sono più di moda, l’indipendenza economica è stata certamente (e in parte) una conquista, non altrettanto la parità con l’uomo, almeno non così come ce la si aspetterebbe; la sensualità non è certo la massima aspirazione del genere femminile.
E’ valsa la pena cambiare, emanciparsi e conquistare parte di un mondo tutto al maschile, tuttavia nello stare al passo con i tempi ci siamo perse dei pezzi, ci siamo dimenticate il bello di fare anche solo le donne. I ruoli si sono invertiti e mischiati, per varie e sopravvenute esigenze. Certi equilibri si sono rotti.
Per molti secoli, mi sembra di poter affermare che la donna, anche incarnando l’IDEALE in senso più ampio, è stata baluardo di un punto di vista squisitamente maschile, plasmata e restituita dalla sensibilità di artisti che in epoche lontane dal digitale, dalla pubblicità e dai social, erano di fatto i comunicatori della loro epoca (ve lo vedete Klimt pubblicare un post su facebook?) e che hanno contribuito nel tempo a trasmettere una certa idea del femminile.
Le molte produzioni artistiche, dalla scultura alla pittura alla letteratura, dedicate e rivolte al femminile sono state la manifestazione di una sensibilità quasi solo maschile per molto tempo (almeno fino a quando il mestiere dell’artista non è diventato a portata anche delle donne, e almeno per buona parte dell’Ottocento), una sensibilità visionaria, in alcuni casi illuminata, fuori dal comune. Anche l’alta moda è per lo più il punto di vista maschile sul come la donna dovrebbe apparire.
L’uomo artista, mi piace sostenere, detiene una sensibilità particolare, che lo differenzia in qualche modo da quella del genere maschile tout cout, e per questo lo vedo leggitimato dopo tutto a poter dire la sua, a fare come da trait d’uonion tra i due mondi, un punto di vista “verosimilmente ” corretto.
Ciò che la donna è, molto deve all’idea che di lei l’arte ha suggerito e il rispecchiare, l’avvicinarsi a questo ideale è stato per molto tempo cosa auspicabile per lei. In fondo a quale donna è mai dispiaciuto “rivivere” in un Botticelli, fingendosi anche solo per un pò la “Primavera”, o in un Delacroix, o in un Matisse. A me no di certo.
A quale donna dispiacerebbe essere descritta come Matilde ne “La stanza del Vescovo“? Lei da sola, non avrebbe potuto concepirsi così, come Piero Chiara ha saputo vederla: “…andò sotto coperta e poco dopo apparve in un costume giallo di un modello un pò vecchio, che la copriva quasi completamente lasciando fuori solo gambe e braccia, ma svelando tutta la bellezza del suo corpo, d’un bianco latte, sodo e pieno come un uovo. Quando potei vederla di spalle, piegata a raccogliere qualche cosa, mi resi conto di che cos’è, in una donna, quello che si dice la potenza delle reni. Guardandole la schiena nel punto in cui si stringeva come la doppia ansa di un violoncello, vi scoprii la forza di una coda di balena. Aveva poco gioco, ma in quella corsa ridotta, una capacità di flessione da stroncare l’Orimbelli…” (La stanza del vescovo- Piero Chiara)
L’emancipazione, la presa di coscienza, la libertà conquistate (nei paesi dove è stato possibile) hanno cambiato l’idea di cosa la donna vorrebbe essere, per se stessa anzitutto.
Mi sono chiesta se oggi questa donna che vuole assomigliare all’uomo, rivestire i suoi ruoli, e che vorrebbe accanto a sè un uomo più “adattato” ai propri cambiamenti, piace a se stessa; se si sente arrivata, o se la pseudo parità con l’uomo la costringe a dover dimostrare di continuo che può fare, come se in fondo questa stessa ricerca delle parità fosse divenuta un giogo. Un giogo il vergognarsi di non lavorare, un giogo desiderare una famiglia e dovere lavorare senza possibilità di scelta. Un giogo pensare di concepirsi da sola, avendo dimenticato che la buona dipendenza e la relazione con l’uomo “la costruisce” in senso positivo.
Cito Giovanna Botteri nella prefazione de “Il Sesso inutile” di Oriana Fallaci: “Sognavamo di essere come lei (riferito alla Fallaci), l’elmetto dell’inviata di guerra in testa, per conquistare un territorio professionale che fino a quel momento era stato prerogativa dei maschi, per dimostrare che potevamo essere brave e coraggiose anche se non avevamo fatto il soldato e la guerra non ci piaceva.” ( dalla prefazione de “Il sesso inutile – 1961)
L’incipit…..
Cito Giulia Bongiorno: “Quasi sempre, ho notato, le donne sposate che non lavorano sono ufficialmente in attesa di un concorso… oppure studiano per diventare notaio, per un master… Se per mia madre, mia nonna e per le loro antenate la realizzazione sociale coincideva con l’essere ottime casalinghe, oggi una donna che non lavora fuori casa e non ha un reddito è considerata di serie B.” ( Le donne corrono da sole – 2015).
L’epilogo?
“La conversazione” di Matisse (1908) mi sembra una degna conclusione, come a porre pace tra uomo e donna, e i loro “punti di vista”, la cui diversità dovrebbe essere di fatto esaltata e non combattuta.

Giorgio Gaber “Donna, donna, donna ” – 1969
“E se la donna un domani va ancora più avanti
finirà che ci supera in parte
e farà tane cose importanti
sarà lei che andrà sulla Luna e su Marte.
[…]
L’importante è che resti com’era”.
PUNTO DI VISTA… sul maschile
Un punto di vista “femminile” degno di nota è quello di Marguerite Yourcennar (1903-1987). Come non provare ammirazione? Una donna nella mente di un uomo imperatore. Voce e coscienza dell’Imperatore Adriano nelle sue “Memorie di Adriano”.
complimenti per il coraggio di scrivere su un tema così dibattuto, spesso si rischia di cadere nei soliti discorsi triti e ritriti sulla parità dei sessi. Ho preso spunto per alcune delle mie prossime letture!
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Felice di aver dato un contributo sul tema e grazie per avermi dato della coraggiosa. Buona lettura!
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